9 ottobre 2019
alessandro gassmann

Trieste/Roma, 11 settembre. In questi giorni, a Trieste, sono iniziate le riprese di Non odiare, il debutto nel lungometraggio di Mauro Mancini, fortemente voluto dal produttore Mario Mazzarotto. Il film è una coproduzione tra Italia e Polonia: Movimento film e Agresywna banda, con Rai Cinema, in associazione con Notorious Pictures, che distribuirà il film in Italia. E’ realizzato con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Cinema, Polish Film Institute e in collaborazione con Friuli Venezia Giulia Film Commission. Le vendite internazionali sono affidate a Intramovies. Sicuramente Trieste è uno dei posti migliori da cui osservare il mondo, per storie in cui c’è la compresenza spaziale del passato e del presente, quando si tratta di conflitti interiori, sensi di colpa e c’è il contagio dell’intolleranza razziale. La storia di Non odiare accade a Trieste, cuor d’Europa (Svevo prima e Saba poi l’han fatta amare a noi tutti), luogo per storia riccamente contaminato e innervato da tante etnie, pulsioni, sedimentazioni: un seducente melting-pot e una “scontrosa grazia”, per questa città mitteleuropea dalle profonde radici ebraiche, testimoniate dall’antica sinagoga, dove, per la prima volta, si girerà la scena di un film. Qui, nel cuore della città, ai limiti dell’antico Borgo Teresiano, vive Simone Segre (Alessandro Gassmann), un affermato chirurgo di origine ebraica: ha una vita tranquilla, apparentemente risolta, una compagna che lavora in Francia come reporter, un appartamento elegante e nessun legame con il passato. I duri contrasti con il padre, un reduce dei campi di concentramento morto da poco, lo hanno portato, da anni, ad allontanarsi da lui. Tornando dallʼallenamento settimanale di canottaggio, Simone si trova a soccorrere un uomo vittima di un incidente stradale: ma quando scoprirà sul petto di questo un tatuaggio nazista, lo abbandonerà al suo destino e nel momento in cui arrivano i soccorsi è ormai troppo tardi. I giorni seguenti, però, saranno sotto il segno del senso di colpa per la morte dell’uomo: situazione che lo spingerà a rintracciare la famiglia del neonazista che vive in un complesso residenziale popolare, il cosiddetto “quadrilatero di Melara”: Marica, la figlia maggiore (Sara Serraiocco); Marcello (Luka Zunic), al suo primo ruolo da co-protagonista, il figlio adolescente contagiato anche lui dal seme dell’odio razziale; il “piccolo” Paolo (Lorenzo Buonora).